giovedì 31 ottobre 2013

La festa di Halloween…


Halloween è una festività di origine celtica che ha assunto le forme con cui oggi la conosciamo negli Stati Uniti e che si celebra la notte del 31 ottobre. L'usanza si è poi diffusa anche in altri paesi del mondo e le sue caratteristiche sono molto varie: si passa dalle sfilate in costume ai giochi dei bambini, che girano di casa in casa con la formula del dolcetto o scherzetto. Tipica della festa è la simbologia legata al mondo dell’occulto, così come l'emblema della zucca intagliata, derivato dal personaggio di jack-o'-lantern.

La parola Halloween è attestata la prima volta nel XVI secolo, e rappresenta una variante scozzese del nome completo All-Hallows-Eve, cioè la notte prima di Ognissanti. Sebbene il sintagma All Hallowssi significa in inglese antico “giorno di messa di tutti i santi”, All-Hallows-Eve non è attestato fino al 1556.

Lo sviluppo di oggetti e simboli associati ad Halloween si è andato formando col passare del tempo. Ad esempio l'uso di intagliare zucche con espressioni spaventose o grottesche risale alla tradizione di intagliare rape per farne lanterne con cui ricordare le animebloccate nel Purgatorio. La rapa è stata usata tradizionalmente ad Halloween in Irlanda e Scozia, ma gli immigrati in Nord America usavano la zucca originaria del posto, che era disponibile in quantità molto elevate ed era molto più grande – facilitando il lavoro di intaglio. La tradizione americana di intagliare zucche risale al 1837 ed era originariamente associata con il tempo del raccolto in generale, venendo associata specificatamente ad Halloween verso la seconda metà del Novecento.



Il simbolismo di Halloween deriva da varie fonti, inclusi costumi nazionali, opere letterarie gotiche e horror (come i romanzi Frankenstein e Dracula) e film classici dell'orrore (come Frankenstein e La mummia). Tra le primissime opere su Halloween si ritrovano quelle del poeta scozzese John Mayne che nel 1780 annotò sia gli scherzi di Halloween in "What fearfu' pranks ensue!", sia quanto di soprannaturale era associato con quella notte in "Bogies" (fantasmi), influenzando la poesia Halloween dello scrittore Robert Burns. Prevalgono anche elementi della stagione autunnale, come le zucche, le bucce del grano e gli spaventapasseri. Le case spesso sono decorate con questi simboli nel periodo di Halloween.

Il simbolismo di Halloween include anche temi come la morte, il male, l'occulto o i mostri mitologici. Nero e arancione sono i colori tradizionali di questa festa.

Fare dolcetto o scherzetto è un'usanza di Halloween. I bambini vanno travestiti di casa in casa chiedendo dolciumi e caramelle o qualche spicciolo con la domanda "Dolcetto o scherzetto?". La parola "scherzetto" è la traduzione dell'inglese "trick", una sorta di minaccia di fare danni ai padroni di casa o alla loro proprietà se non viene dato alcun dolcetto ("treat"). "Trick or treat" (dolcetto o scherzetto) in realtà significa anche "sacrificio o maledizione". Esiste una filastrocca inglese insegnata ai bambini delle Elementari su questa usanza.

La pratica del travestirsi risale al Medioevo e si rifà alla pratica tardomedievale dell'elemosina, quando la gente povera andava porta a porta a Ognissanti (il 1º novembre) e riceveva cibo in cambio di preghiere per i loro morti il giorno della Commemorazione dei defunti (il 2 novembre). Questa usanza nacque in Irlanda e Gran Bretagna, sebbene pratiche simili per le anime dei morti sono state ritrovate anche in Sud Italia. Shakespeare menziona la pratica nella sua commedia I due gentiluomini di Verona (1593), quando Speed accusa il suo maestro di "lagnarsi come un mendicante a Hallowmas [Halloween]”.


martedì 22 ottobre 2013

Aspettando Natale...


Natale Scarpelli, nato a Firenze nel 1929, vive a Scandicci.
Dal 1952 al 1957 a vissuto e lavorato in Australia.
Il contatto con la bellezza della terra oceanica e le diverse culture che la popolano, hanno segnato per sempre il suo modo di essere; da questa esperienza ha maturato un forte sentimento di libertà e indipendenza che tutt’ora è al centro del suo pensiero e della sua poesia.
La passione per la poesia nasce proprio in Australia.
Natale è stato premiato al concorso letterario A.L.I.A.S. di Melbourne (Australia) nel 2007 con la menzione d’onore per la poesia e la narrativa e successivamente anche nel 2008 e nel 2009.
 
Bonigilla, campo di appoggio per gli emigranti.
Natale emigrò in Australia nel 1952 e vi rimase per 5 anni
“Preferisco chiamarle origini anziché radici; le radici sono proprie delle piante. Le origini non sono mai perfettamente uguali; ogni essere umano ha i suoi sentimenti, aspirazioni, gusti... diversi fra loro, ben distinti, salvo il luogo che rimane comune.
Moscheta era un paesino dell’Appennino dell’Alto Mugello, se paese si poteva chiamare, tatto di quattro case, un cortile, la scuola, la chiesa. Quando soffiava la tramontana, pareva le dovesse portar via e planare, chissà dove, come uccelli nella vallata. La gente del luogo, contadini o operai agricoli, vivevano tra campi e boschi, a raccogliere castagne e funghi, a seconda della stagione. […]
Tra quella gente, in quel paese di pecore, vacche, mucche e altri animali di montagna (come la Volpe e anche qualche lupo) ho trascorso la mia prima infanzia.”
(tratto da “Australia amore mio”, I libri di pan, 2011)

“Posatemi
come una rosa;
il vento disperderà
i suoi petali
lo stelo diverrà
nulla”
(1994, tratto da “Danza dei pensieri”, I libri di pan, 2010)

Natale Scarpelli sarà qui Alla Libreria Caffè del Gallo
Al primo piano del Ristorante All'Insegna del Gallo via Poccianti, 6 Scandicci - Firenze
sabato 26 ottobre alle ore 17.00, per presentare il suo nuovo libro.

domenica 20 ottobre 2013

Il Tato degli gnocchi

Monia Scarpelli ci ha scritto una simpatica storia, con protagonista il suo bambino e il Tato degli gnocchi: Giovanni il proprietario del Ristorante alll'Insegna del Gallo, di Scandicci - Firenze.


E' la festa della mamma e il mio ometto se ne torna a casa con la faccia più compiaciuta che gli abbia mai visto. Poggia sul tavolo una scatolina grande quanto una coppetta di gelato e sorride:

"Questo è tuo, mamma... è per la festa della mamma" Lo ripete due volte, come per rimarcare il concetto.
E che diamine, la festa della mamma è un evento importante! “Grazie amore e cos'è?” Domanda stupida, me ne rendo subito conto "Aprilo!" e lo ridice ancora, tre, quattro, cinque volte, ma con una dolcezza ostentata come se dovesse convincermi a farlo. La stessa dolcezza che cerco di usare io quando tento di convincerlo a fare qualcosa, facendo si che la decisione finale sia sua. Il ragazzo inizia a i recitare la parte dell'adulto piuttosto in fretta.
"Va bene" sussurro. La scatolina e chiusa da un tappo di cartone, a forma di margherita. Su ogni petalo c'e una frase che, a quanto pare, l‘erede ha detto della sua mamma su richiesta o dopo una domanda più o meno specifica della maestra. Dentro alla scatolina, una lunga collana, fatta di pasta colorata infilata in uno spago. "Ma è bellissima!" Gli schiocco un bacio su una guancia e lui mi guarda con gli occhi da cerbiatto e dice; "Te la metti? Te la puoi mettere... se vuoi!" , "Certo che me la metto!" La indosso e continuo a leggere le frasi scritte sui petali di margherita. Alcune delle più significative dicono "mamma sei bella", "mi piace giocare con te", ”mi piace andare al ristorante con te".
In effetti, al mio piccino piace proprio quando andiamo a pranzo o a cena fuori, nonostante il suo ritornello più frequente dica: "voi andare a casa mia, a casa nostra" e i quando era più piccolo: “io voi la mamma!".
"Stasera potremo andare a mangiare una pizza per festeggiare la mamma, che dici?" Fa finta di pensarci, mette l'indice sotto il labbro inferiore e corruga la fronte, per poi rispondere "Uhm... si, d‘accordo" , "E dove ti va di andare?" chiede il papà, inserendosi nella nostra conversazione e facendo una domanda di cui conosce già perfettamente la risposta, ”Dal Tato degli gnocchi!".

ll Tato degli gnocchi, in realtà, è il proprietario di un ristorante-pizzeria vicino a casa, uno dei nostri rifugi preferiti per il pranzo e per la cena per tre ragioni fondamentali: si mangia bene, l’ambiente e familiare e i prezzi sono più che onesti. Ogni volta che andiamo lì, il nostro ometto mette in scena tutta una serie di riti che lo fanno sentire a casa propria: va in bagno e si lava le mani (nel bagno delle femmine se va con la mamma, in quello dei maschi se lo accompagna il babbo), poi va dritto ad un tavolinetto basso, vicino alla cassa, dove il proprietario e solito tenere una gran quantità di libri per bambini. Sceglie uno o due libretti e torna al tavolo soddisfatto, dove il titolare passa a salutarlo con l'ormai consueto: "Ciao gnocchetto, che ti porto?" Nella stragrande maggioranza dei casi la risposta è "Gnocchi al pomodoro" I due uomini - quello biondo in versione ridotta e quello adulto, per meta calvo ma con una coda di cavallo color cenere e un pancione prominente - si osservano e si sorridono. Poi ordiniamo io e mio marito.

Durante una delle nostre cenette dal Tato degli gnocchi, ci eravamo sistemati in un tavolino fuori e avevamo terminato in fretta la nostra cena a base di pizza, per una volta tanto. Io e mio marito avevamo ordinato un caffè e ci eravamo appoggiati allo schienale delle nostre sedie per godere un pò dell‘aria fresca e dell‘estate che già bussava insistente alla porta. Una cameriera carina, dai capelli ricci e scuri è arrivata con due tazzine tenute in bilico su un piattino bianco e con una zuccheriera di vetro, di quelle da bancone del bar per intenderci, tenuta sotto braccio.

"Metto io lo zucchero al babbo!" La mamma, mannaggia a lei, lo prende amaro il caffè.
 "Amore e la zuccheriera di vetro, devi fare attenzione..." ”Io... io!" E cosi dicendo, in un gesto maldestro che, onestamente, non gli si s’addice molto - devo ammettere che il nostro è un bambino attento e un pò precisetto, anche troppo in certe circostanze, che difficilmente rompe oggetti e giocattoli - tenta di afferrare la zuccheriera che gli sfugge, cadendo rovinosamente per terra. Il tonfo e seguito da un "crash" fatto di decine di vetri e di granelli di zucchero che si sfregano tra sè in un’arruffata e dolcissima tempesta di neve.

 Il piccino ha ancora le braccia dritte davanti a sè e si osserva le scarpe, immerse in quella graniglia bianca e luccicante: “oh oh..." e tutto quello che riesce a dire Io e il papà cerchiamo di sdrammatizzare, cercando subito qualcosa per pulire e scusandoci con la cameriera, ma puntualizzando: "Devi essere onesto e dire al Tato cosa e successo. E' anche tuo amico..." Il piccino sembra rimuginarci su, ma quando arriviamo alla cassa, libera la sua manina da quella del babbo e, con il paio d'occhi più languidi che abbia mai visto - tanto che sembra che il castano che ci sta dentro sia diventato liquido, due laghetti di cioccolata in tazza - allarga le braccia in maniera teatrale e se ne esce con un: "Oh Tato ccusami! Ho rotto la zuccheraia!" Ovviamente il Tato scoppia a ridere sotto i suoi baffi spettinati e noi con Iui. Le braccia vengono riabbassate e chiuse, gli occhietti restano ancora un pò liquidi e da cerbiatto e la serata si chiude con la certezza che mio figlio ha una carriera da attore di teatro davanti a sè.
Monia Scarpelli


sabato 19 ottobre 2013

CheCozzaVuoi?


Le cozze del Ristorante All’Insegna del Gallo, di Scandicci - Firenze, diventano “Cibo da strada” in Svizzera.

Govinda, che ha lavorato per parecchio tempo con noi al Ristorante e ora vive in Svizzera nel Cantone “Italiano”; ha chiesto di utilizzare le ricette delle cozze che serviva qui a Scandicci per riproporle come “cibo da strada” dal suo furgoncino attrezzato a cucina.


Govinda Fontana lo troverete ai mercati che segnalerà di volta in volta dalla sua Pagina di FaceBook.

Ecco a voi il link della pagina a cui mettere tanti “mi piace”:



Andate a trovarlo!!!!



Vi segnaliamo anche il link dell’inaugurazione:

venerdì 18 ottobre 2013

Aspettando Natale...


Sabato 26 Ottobre alle ore 17.00

Qui alla Libreria Caffè del Gallo, in via Poccianti 6, Scandicci – Firenze

Si terrà la presentazione del nuovo libro di Poesie “CERCHI NELL’ACQUA” del Poeta Natale Scarpelli.

Introduce Silvia Tozzi, direttore editoriale di Florance Art Edizioni
Interviene Silvana Santi Montini, scrittrice
Letture a cura di Ilaria De Magistris

L’evento sarà accompagnato da un quartetto d’archi.



N. Scarpelli; I CERCHI NELL’ACQUA; I Libri di Pan Edizioni in Firenze; 2013

Il libro si potrà trovare presso la nostra libreria, assieme ai libri precedentemente scritti dall’Autore.

N. Scarpelli; LA DANZA DEI PENSIERI; I Libri di Pan Edizioni in Firenze; 2010


N. Scarpelli; AUSTRALIA, AMORE MIO; I Libri di Pan Edizioni in Firenze; 2011





giovedì 17 ottobre 2013

Se potete sognarlo, potete farlo!!!!!!


La Disney compie 90 anni e il Galletto festeggia con lei ripercorrendo la sua storia… Tanti Auguri Walt Disney!!!!!!!



La Walt Disney Company è la più grande azienda del mondo nel campo dei media e dello spettacolo, leader assoluta del mercato dell'intrattenimento.


Fondata il 16 ottobre 1923 da Walt Disney e suo fratello Roy Oliver Disney, è oggi la seconda compagnia di media negli Stati Uniti d'America. La sede centrale si trova a Burbank, in California (USA).
Celebre è la frase della Disney, motto della Compagnia: “Se potete sognarlo, potete farlo” (If you can dream, you can do it).
Dal 1937, la Walt Disney Pictures ha iniziato a realizzare indipendentemente o con collaborazioni film e lungometraggi d'animazione.


La maggior parte dei film d'animazione Disney è in animazione tradizionale, in particolar modo i Grandi Classici.
A partire dal 1937 vengono prodotti i Classici Disney, una serie di lungometraggi d’animazione. Pur privilegiando la tecnica a matita (l’animazione tradizionale) nel corso degli anni la Compagnia ha sviluppato anche tecniche più moderne, quale l’animazione di grafica al Computer (CGI).
Il termine "Classico" si riferisce ai film Disney ispirati da opere letterarie, fiabe o racconti molto noti.
Oltre all'attributo "Classico" la Disney, in occasione delle prime distribuzioni per l'home video, nella seconda metà degli anni '80 ha cominciato a promuovere i suoi lungometraggi d'animazione numerandoli dai più vecchi sino ai Classici di oggi. Così Biancaneve diventava il 1° Classico Disney, Pinocchio il 2°, ecc.
Il 2010 esce il 50° Classico Disney: Rapunzel - L'Intreccio della torre e subito prima dell'inizio del cartone compare una sequenza che ricorda tutti e 50 i Grandi Classici Disney.



Paperman, l'amore in un corto candidato all'Oscar
La Disney lancia "Paperman - Full Animated", opera prima di John Kahrs in corsa agli Academy Awards 2013 come Miglior cortometraggio di animazione, un mix tra disegno a mano dei cartoon in bianco e nero e le ultime tecniche digitali. Un impiegato incontra per caso una ragazza alla fermata della metropolitana e se ne innamora perdutamente. Arrivato in ufficio la vede all'improvviso in una finestra del palazzo di fronte e cerca di attirare la sua attenzione con degli aeroplanini di carta. Sarà proprio la carta ad aiutarlo a rivederla.

martedì 15 ottobre 2013

"Traveling through the archetypes of Middle Earth and Edward Bach, down to the core of Connectivism"


Grande serata alla Libreria Caffè del Gallo. Mercoledì 23 ottobre alle ore 20 e 30, con gli alunni americani di Robbie Shackelford della Harding University in Florence, lo scrittore e traduttore Giovanni Agnoloni terrà la lezione agli studenti in lingua inglese dal titolo "Viaggiando attraverso gli archetipi della Terra di Mezzo e di Edward Bach, fino al nucleo del connettivismo".
Vi aspettiamo numerosi… GO GO GO!!!!!



Great evening at the Library Café del Gallo. Wednesday, October 23 at 20:30, with students Americans Robbie Shackelford of Harding University in Florence, writer and translator Giovanni Agnoloni take the lesson to the students in English entitled "Traveling through the archetypes of Middle Earth and Edward Bach, down to the core of Connectivism".

See you there… GO GO GO!!!!!!!



Lo scrittore e traduttore Giovanni Agnoloni, che terrà la lezione.
E il Professor Robbie Shackelford, della Harding University in Florence.

Il nuovo romanzo dello scrittore Giovanni Agnoloni dal titolo "Sentieri di notte"

domenica 13 ottobre 2013

Ecco perchè il 13 ha la fama di un giorno sfortuna nato!!!



Oggi, 13 ottobre, la storia dice che Filippo il Bello mandò ad arrestare i Cavalieri Templari per giustiziarli. Il Galletto quindi oggi ha deciso di fornirvi una “lista” dei porta sfortuna e di una descrizione di essi… per forse far capire ai più superstiziosi che dietro ad un “MA…” c’è sempre un “PERO’…” che spiega quella determinata cosa che vista con un doppio occhio può non essere considerate sfortunata!!!!

·         In vari paesi, soprattutto di tradizione anglosassone, si dice che porti sfortuna il venerdì 13 (perché venerdì è il giorno in cui fu crocifisso Gesù); in altri il venerdì 17, o il martedì 13 (SpagnaGreciaSudamerica);

·         L'associazione numerologica negativa del numero 13 si attribuisce, promo perché si pensa che Gesù Cristo sia stato crocifisso di venerdì 13, secondo perchè 13 erano i partecipanti nell'Ultima Cena, da cui sarebbe scaturito la consuetudine di evitare banchetti di tredici persone, pena la morte entro breve del tredicesimo invitato. Un'altra teoria vuole invece che un venerdì 13 del 1307 Filippo il Bello diede ordine di sterminare i cavalieri templari per impadronirsi delle loro ricchezze.

·         Nella Cabala il numero 13 viene dai tempi antichi associato con la morte, al punto che appare nella carta dei Tarocchi, raffigurante uno scheletro armato di falce, ma non sempre interpretato come rischio di morte, ma solo come presagio di cambiamenti.

·         Anche riguardo all'origine dello sfortunato 17 sussistono diverse ipotesi: una delle più famose riconduce la credenza al latino in quanto il numero 17 si scrive XVII, che anagrammato diventa VIXI (ho vissuto, quindi "sono morto"); altri sostengono risalga ad una delle più gravi sconfitte dell'esercito: la battaglia della Foresta di Teutoburgo nell'anno 9 d.C. in quella sfortunata occasione furono annientate tre intere legioni (la XVII, la XVIII e la XIX), episodio che creò un enorme turbamento a Roma e la cui eco rimase a lungo nel mondo romano. La sfortuna del 17 potrebbe essere di origine biblica: nella Genesi (7,11) è indicato che il Diluvio universale ebbe inizio il 17 del 2º mese nell'anno seicentesimo della vita di Noè.

·         In Giappone, il quattro è considerato un numero sfortunato per via del fatto che, benché si scriva diversamente, il numero, che si pronuncia "shi", ha la medesima pronuncia dell'ideogramma usato per rappresentare la morte ().


·         Si dice che rompere uno specchio porti sette anni di disgrazie: già prima dell’invenzione dello specchio si riteneva che ogni superficie riflettente fosse dotata di proprietà magiche. L’uomo preistorico che vedeva la propria immagine riflessa nell’acqua di un lago o di uno stagno poteva pensare che si trattasse di un altro sé stesso. Di conseguenza, qualunque disturbo arrecato al riflesso poteva significare un pericolo per la propria salute. La credenza si rinforzò con l’arrivo degli specchi: qui, vedendo la propria immagine distorta e spezzata nei frammenti di uno specchio rotto, diventava anche più facile credere a possibili conseguenze negative. Esisteva infatti all’epoca una credenza secondo cui la vita si rinnoverebbe ogni sette anni. Poiché uno specchio rotto significava che la salute era stata spezzata, si concluse che sarebbero stati necessari sette anni prima di tornare sani come prima. Inoltre lo specchio era un oggetto molto prezioso, pertanto la sua rottura avrebbe comportato una grande spesa per poterlo sostituire. Fonti da citare riporterebbero la notizia di sanzioni pecuniarie vigenti nella Repubblica Veneziana, a carico del proprietario che lo rompeva, in quanto il prezioso strato argenteo doveva venir recuperato ad opera delle fonderie.

venerdì 11 ottobre 2013

Il Premio alla Regina dei Racconti Brevi...


Pochi giorni fa Alice Munro ha ritirato il Premio Nobel per la Letteratura. La regina dei Racconti Brevi ha ricevuto la notizia riascoltando la segreteria telefonica.


E' la tredicesima donna a vincere il riconoscimento assegnato da Stoccolma. Seconda canadese dopo Saul Bellow. La scrittrice oltre ad avere il riconoscimento riceverà anche ottomila corone svedesi (circa 900 mila euro).


Nata nel 1931 a Wingham, cittadina dell'Ontario, cominciò a scrivere ancora adolescente. La sua prima novella, “The Dimensions of a Shadow”, fu pubblicata mentre era studentessa all'Università di Western Ontario nel 1950. Durante gli studi universitari lavorò come cameriera, raccoglitrice di tabacco e impiegata di biblioteca.

Nel 1951, Alice Laidlaw abbandonò la facoltà di Inglese per sposare James Munro e trasferirsi a Vancouver. Nei primi anni di matrimonio la coppia ebbe tre figlie, Sheila (1953), Catherine (1955) e Jenny (1957) ma Catherine morì quindici ore dopo essere venuta alla luce. Nel 1963 i Munro si trasferirono a Victoria dove aprirono la libreria “Munro's Books”. Uno stimolo decisivo per la sua carriera.

La sua prima raccolta di racconti, “La danza delle ombre felici" (Dance of the Happy Shades) del 1968 vinse il Governor General's Award. Due anni prima, nel 1966, era nata un'altra figlia: Andrea. Nel 1971 fu data alle stampe “Lives of Girls and Women”, una raccolta di storie interconnesse che fu pubblicata come romanzo - l'unico della sua carriera.

Nel 1976 il secondo matrimonio con Gerald Fremlin, un geografo, con cui si trasferì a Clinton, Ontario. Nel 1978, con la raccolta di novelle “Chi ti credi di essere?” vinse il Governor General's Literary Award per la seconda volta (saranno tre in totale). Mentre nel corso degli anni Ottanta e Novanta Munro ha regolarmente pubblicato una raccolta di racconti ogni quattro anni.


giovedì 10 ottobre 2013

Giornata Internazionale delle Bambine



Anche il Galletto assieme alla Commissione Pari Opportunità del Comune di Scandicci promuove l'iniziativa UNICEF per la seconda Giornata Internazionale delle Bambine.

martedì 8 ottobre 2013

La Strage del Vajont

da “Il Corriere della Sera”,’11 ottobre 1963, Dino Buzzati:
Un sasso è caduto in un bicchiere, l’acqua è uscita sulla tovaglia.Tutto qua. Solo che il sasso era grande come una montagna, il bicchiere alto centinaia di metri, e giù sulla tovaglia, stavano migliaia di creature umane che non potevano difendersi. E non è che si sia rotto il bicchiere; non si può dar della bestia a chi lo ha costruito perché il bicchiere era fatto bene, a regola d ‘arte, testimonianza della tenacia e del coraggio umano. La diga del Vajont era ed è un capolavoro. Anche dal punto di vista estetico.


La strage del Vajont è il disastro occorso il 9 ottobre 1963 nel neo-bacino idroelettrico artificiale del Vajont.


L'evento fu dovuto ad una frana caduta dal versante settentrionale del monte Toc, situato sul confine tra le province di Belluno (Veneto) e Udine (all'epoca dei fatti, ora Pordenone,Friuli-Venezia Giulia), staccatasi a seguito dell'innalzamento delle acque del lago artificiale oltre quota 700 metri (slm) voluto dall'ente gestore per il collaudo dell'impianto, che combinato a una situazione di abbondanti e sfavorevoli condizioni meteo (forti precipitazioni), e sommato a forti negligenze nella gestione dei possibili pericoli dovuti al particolare assetto idrogeologico del versante del monte Toc, innescò il disastro.
Alle ore 22.39 di quel giorno, circa 260 milioni di m³ di roccia (un volume quasi triplo rispetto all'acqua contenuta nell'invaso) scivolarono, alla velocità di 30 m/s (108 km/h), nel bacino artificiale sottostante (che conteneva circa 115 milioni di m³ d'acqua al momento del disastro) creato dalla diga del Vajont, provocando un'onda di piena tricuspide che superò di 200 m in altezza il coronamento della diga e che, in parte risalì il versante opposto distruggendo tutti gli abitati lungo le sponde del lago nel comune di Erto e Casso, in parte (circa 25-30 milioni di m³) scavalcò il manufatto (che rimase sostanzialmente intatto seppur privato della parte sommitale) riversandosi nella valle del Piave, distruggendo quasi completamente il paese di Longarone e i suoi limitrofi. Vi furono 1917 vittime di cui 1450 a Longarone, 109 a Codissago e Castellavazzo, 158 a Erto e Casso e 200 originarie di altri comuni.

Lungo le sponde del lago del Vajont, vennero distrutti i borghi di Frasègn, Le Spesse, Il Cristo, Pineda, Ceva, Prada, Marzana, San Martino, Fa è e la parte bassa dell'abitato di Erto. Nella valle del Piave, vennero rasi al suolo i paesi di Longarone, Pirago, Maè, Villanova, Rivalta. Profondamente danneggiati gli abitati di Codissago, Castellavazzo, Fortogna, Dogna e Provagna. Danni anche nei comuni di Soverzene, Ponte nelle Alpi e nella città di Belluno dove venne distrutta la borgata di Caorera, e allagata quella di Borgo Piave.

La Diga oggi
Locandina del Film Vajont
del 2001


Ciò che colpisce è che la Diga del Vajont sia rimasta in piedi... a ricordo di quella terribile sera, come se essa fosse l'enorme lapide per tutte le sue anime.
La Diga oggi che troneggia ricordando le sue vittime

Marco Paolini in un modo che solo lui sa fare ci racconta la strage, proprio ai piedi della grande Diga.